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Soupault, Philippe.

Poeta, romanziere e critico francese. Fondatore della rivista “Littérature” (1919), fu tra i primi ad aderire al Dadaismo; forte è l'influenza di T. Tzarà e A. Breton sulle sue prime opere, tra le quali si ricordano Rosa dei venti (1920) e I campi magnetici (1920), composta con Breton e nella quale effettuò un esperimento di scrittura automatica. Nel 1921 S. fu tra gli animatori del gruppo surrealista, che abbandonò nel 1927 dopo l'adesione di Breton al Partito comunista. Da allora decise di dedicarsi al giornalismo; inviso al regime di Vichy, fu arrestato a Tunisi e imprigionato durante la seconda guerra mondiale (1943), al termine della quale riprese la sua attività giornalistica. All'esperienza della prigionia volle dedicare Il tempo degli assassini. Storia del detenuto n. 1234 (1945). Tra le sue opere poetiche ricordiamo: Andiamo verso Ovest (1922); Wang-Wang (1924); Georgia (1926); C'è un oceano (1936); L'arma segreta (1946); Odi (1946); Canzoni del giorno e della notte (1949); Senza frasi (1953). Delle opere in prosa, di diretta ispirazione surrealista e nelle quali il linguaggio si fa evocativo e visionario, degne di nota sono: Alla deriva (1923); Il buon apostolo (1924); Puntate! (1925); Il negro (1927); Le ultime notti di Parigi (1928). S. scrisse anche per il cinema e il teatro (Tutti insieme alla fine del mondo, 1943; La fille qui faisait des miracles, 1951; Rendez-vous, 1956), e pubblicò saggi di critica letteraria e artistica, tra cui Profili perduti (1963) e L'amicizia (1965) (Chaville, Seine-et-Oise 1897 - Parigi 1990).